Foto © Pietro Savorelli
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WFP, Depuratore

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Sede
30100 Isola di Sant'Erasmo, Laguna di Venezia, Italia
Anno
2008

Trasformare un impianto tecnologico in un progetto di paesaggio. Collocato sul limite sud-est dell'isola di Sant'Erasmo, all'interno del parco della laguna nord di Venezia, il nuovo depuratore costituisce un elemento emergente rispetto al complessivo rinnovamento urbano e ambientale dell'isola che il Magistrato alle Acque di Venezia, per tramite del Consorzio Venezia Nuova sta operando all'interno di un accordo di programma tra Magistrato alle Acque di Venezia, Regione del Veneto e Comune di Venezia. La fragilità del tessuto dove si colloca l'edificio, il suo limite incerto dove le escursioni della marea modificano il disegno e lo spessore dei bordi, la bellissima batteria austriaca, memoria del più ampio sistema puntuale di fortificazione dello spazio liquido lagunare, la scansione regolare del terreno coltivato a carciofi e dei ghebi (corsi d'acqua interni all'isola) disegnano il paesaggio dove si inserisce questo 'estraneo'. L'edificio che ospita il depuratore è, infatti, per esigenze normative uno spazio inaccessibile. E, tuttavia, un elemento di dimensioni notevoli. Il tema diventa quello di disegnare il nuovo paesaggio di questa parte dell'isola. La particolare relazione che verrà istituita tra l'edificio e il terreno diventa il luogo del progetto. L'edificio si compone di due parti: una zona interrata che contiene l'impianto di depurazione e lo spazio fuori terra che ospita l'area di essicazione dei fanghi, una cabina elettrica e un'area per la manutenzione. Il tema del progetto diventa l'invenzione di uno 'spazio di confine' che è la soluzione di continuità tra edificio e suolo. Murature parallele in cemento armato colorato con pigmenti e disattivato, dello spessore di un metro, fondano, come ruderi di un'antica 'batteria', lo spazio e costruiscono un edificio-struttura, diventandone l'immagine fisica e proponendo rimandi all'antica struttura militare, oggi territorio del parco, agli elementi puntuali di difesa di cui la stessa isola è ricca nell'esempio più importante della Torre Massimiliana. L'edificio si costruisce di solide murature e viene, di contro, tamponato con pannelli in doghe di iroko, apribili nelle zone necessarie allo scarico delle polveri. L'edificio si fonda solidamente nel terreno e contemporaneamente pensa al terreno, al vuoto come uno dei suoi possibili fronti. La parte interrata infatti, con la sua forometria in copertura concorre a disegnare il nuovo suolo e si rivela in un gioco di percorsi che si intersecano con il disegno del verde. Lavanda e phlox, ginestra e santolina, rosmarino accolgono, con la stessa giacitura dell'edificio, le sue traccie. Disegnano la parte accessibile del parco in modo tale che l'edificio (inaccessibile) sia invece pensato e tracciato in un senso più ampio, pensato per un 'land-watching' che dovrà diventare uno dei capisaldi del sistema del parco.

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