Uffici Dolce&Gabbana
Milano , Italia
- Architetti
- Piuarch
- Anno
- 2006
- Cliente
- Dolce&Gabbana S.r.l.
- Team
- Luca Lazzerotti, Magali Roi Liverato, Hirotaka Oishi, Miguel Pallarès, Fortuna Parente
Situata a poche centinaia di metri da corso Buenos Aires, la sede per uffici e showroom di Dolce & Gabbana di via Broggi (angolo via Zambeletti) a Milano, si genera dall’accostamento tra classico e contemporaneo, ponendosi in un dialogo armonioso con il contesto urbano circostante.
A partire da due preesistenze di epoche diverse, Piuarch disegna il nuovo complesso della maison.
L’edificio degli anni Venti, adibito a uffici e spazi di rappresentanza, viene valorizzato mettendone in risalto l’architettura e mantenendone lo stile classico ed elegante. Quello degli anni Sessanta, adibito a showroom, si svuota internamente dando vita a tre piani open space coronati da piccole terrazze ricavate dai volumi del ristorante, e cambia del tutto pelle all’esterno, rivestendosi di vetro con un ritmo modulare serrato. Incarna così un’anima più contemporanea che pare segnare una sottile linea di rottura tra i due edifici, mentre in realtà è una linea di giuntura.
Il volume vetrato diventa un prisma quasi immateriale grazie alla scelta di materiali riflettenti (vetro e lamiera lucida di acciaio) che lo avvolgono in un’aurea di ecletticità, nello stile di Dolce & Gabbana, tramite le forme semplici disegnate dai giochi di luce e ombre durante il giorno.
L’edificio crea una grande fonte di luce diffusa, all’interno della quale si intravedono gli abiti della casa di moda che corrono lungo tutto il perimetro della facciata. La fabbrica si apre così, con la sua trasparenza, alla città e allo sguardo dei passanti e ricuce il legame con l’immobile adiacente.
Una suggestione, quella della trasparenza, con il disegno di facciata segnato dal ritmo regolare dei frangisole verticali in vetro opalino, ascrivibile in parte all’opera dell’artista britannico Damien Hirst Some Comfort Gained from the Acceptance of the Inherent Lies in Everything, del 1996. Hirst mette in vetrina, sezionandoli, i corpi di due bovini. Nello stesso modo sembra che Piuarch voglia, almeno esternamente, sezionare i grandi open space dello showroom in tante singole vetrine, dando importanza a ogni singolo capo di abbigliamento della collezione di via Broggi.
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